RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - La "Mattanza della democrazia"

Genova, 17 settembre 2008

La "Mattanza della democrazia"
libro verità sugli orrori di Bolzaneto
In 252 pagine testimonianze, verbali, foto segnaletiche Massimo Calandri racconta una storia finita con una sentenza shock
di Marco Preve

Ci sono libri che non andrebbero scritti. E "Bolzaneto: La mattanza della democrazia" di Massimo Calandri, edito da Derive Approdi, è proprio uno di questi. Perché la storia del carcere speciale del G8 di Genova e delle centinaia di prigionieri innocenti che vi vennero rinchiusi, e poi picchiati, umiliati, privati dei diritti fondamentali, è una storia che un moderno stato democratico in sette anni dovrebbe essere in grado di metabolizzare. In un paese civile il reato di tortura sarebbe compreso nel codice penale, lo Stato e i suoi rappresentanti si sarebbero assunti le loro colpe, gli aguzzini in divisa rapidamente identificati e condannati. Così, il caso Bolzaneto sarebbe materia per gli storici e non per inchieste giornalistiche.

Invece «questo libro è soprattutto necessario», come scrive nella prefazione Giuseppe D´Avanzo, per tanti motivi. Perché in Italia la tortura non esiste, perché nessuna componente dello Stato ha chiesto scusa, perché le poche condanne che ci sono state non rendono giustizia alle vittime in primis e alla democrazia in seconda battuta.

E la storia inizia proprio da qui, ossia dalla fine di una sera di metà luglio in cui in un´aula bunker stracolma di gente e di «energia collettiva», viene pronunciata la sentenza shock.
Massimo Calandri era lì quella sera, ma questo è scontato. Non lo è invece che sia il giornalista italiano che in assoluto ha seguito il maggior numero di udienze del processo Bolzaneto così come di quello della Diaz. Centinaia di ore ad ascoltare e prendere appunti senza contare le migliaia trascorse a raccogliere notizie nella fase dell´indagine. Il risultato è un libro appassionato, documentato, che non fa sconti a nessuno. E che nonostante sostenga una tesi -Bolzaneto fu un buco nero dei diritti - concede spazio e voce a tutti, a condannati e assolti, ad avvocati difensori e parti civili.

Oltre ad un parte centrale del libro che con verbali e foto segnaletiche ripercorre la via crucis di decine di giovani italiani e stranieri, detenuti in una prigione di stampo fascista in cui si strappavano capelli e piercing, si minacciavano le donne di stupro, si offendevano ideali politici e colore della pelle e si obbligava ad inneggiare al duce, Calandri affronta il ricordo di Bolzaneto da una serie di angolature originali e spiazzanti. Come ad esempio quando il cronista deve scrivere di imputati che conosce da anni, e che fino ad allora erano "amici", rappresentanti di una polizia moderna e democratica, mentre oggi sono i protagonisti «di pagine brutte e di comportamenti gravi», come scrissero nella loro memoria i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati.

E si ripiomba nel delirio di quei giorni del luglio 2001 con il diario di Raffaele Caruso uno degli avvocati del Genoa Legal Forum che fu il primo legale ad entrare a Bolzaneto.

Ecco forse è proprio nelle parole di Caruso che si ritrova quella perdita dell´innocenza che è il male peggiore creato da Bolzaneto. Caruso, all´epoca 28enne, ha un passato nella Dc, è uno che va in chiesa e non nei centri sociali, è uno che la polizia l´ha sempre vista come amica. Invece in quelle giornate, prima, in piazza Tommaseo si ritrova un agente che gli punta una pistola in faccia solo perché ha chiesto che terminasse il pestaggio di un manifestante inerme, e poi, quando varca i cancelli di Bolzaneto animato dai principi del diritto che per un giovane avvocato sono più forti di una corazza, viene respinto da uomini in divisa minacciosi che si sono ormai isolati dal contesto democratico.

Ecco, Calandri ci racconta quello scoramento, quella delusione che sfocia in un pianto rabbioso. Una sorta di purificazione che avrebbe fatto bene anche alle istituzioni. Invece ci si ritrova con un caso Bolzaneto che ha permesso - come ipotizza ancora D´Avanzo - la proliferazione di germi pericolosi per le libertà personali: leggi per le impronte digitali ai bambini rom, campi di identificazione per gli stranieri, militari di pattuglia nelle nostre strade.